Il ragazzo di bottega

In qualità di “piccolo”, cioè di ragazzo di bottega, il suo compito principale era quello di tenere sempre pulito e in ordine il negozio, approfittando di ogni momento libero per spazzare e rassettare.

Era il 1949 quando Franco Bompieri, già barbiere a Volta Mantovana, iniziava a lavorare a Milano, in via Bassini 44, zona Lambrate.

Ambizioso come chi in quel periodo si trasferiva dalla campagna alla grande città e convinto di essere ormai un grande barbiere, a malapena riuscì a nascondere la propria delusione quando scoprì che il negozio era frequentato soprattutto dagli spazzini di un vicino deposito.

Franco ricorda ancora il “Carletto”, un lavorante del negozio di via Bassini, che al suo primo giorno di lavoro gli chiese innanzitutto se sapeva fare le pulizie e al posto di forbici e rasoio gli consegnò uno straccio.

In qualità di “piccolo”, cioè di ragazzo di bottega, il suo compito principale era quello di tenere sempre pulito e in ordine il negozio, approfittando di ogni momento libero per spazzare e rassettare.

Da giovani, e mi metto in prima fila, si ha a volte la presunzione di poter arrivare subito alla meta, pensando che le nostre capacità siano tali per cui non ci tocchi tutto il cammino che c’è in mezzo tra la partenza e l’arrivo.

Ma come sempre il percorso è la parte più importante di tutto, perché senza quello non si potrebbe gestire il resto, soprattutto il successo.

La prima volta che mi sono avvicinata alla bottega, Franco mi ha messo in mano prima una scopa e mi ha detto: “Quando finiscono di tagliare i capelli e scuotono la mantiglia tu vai a spazzare subito via i capelli”, poi uno straccio e una spugna dicendomi: “Ora che hanno finito di fare lo shampoo e stanno mettendo la lozione tu con questi pulisci i lavandini”.

Io non avevo l’ambizione di diventare un barbiere, pertanto non me la sono presa a male, ma quel gesto mi ha permesso di capire che un barbiere non è fatto solo dal modo in cui taglia i capelli o tratta i clienti, ma anche dalla cura che ha per la sua postazione, per i suoi “ferri”, per l’ambiente in cui lavora.

Perché come lo stesso Franco Bompieri  ha ben presto avuto modo di imparare, un buon barbiere deve essere bravo anche a pulire la sua bottega: un negozio impeccabile, oggi come allora, resta il miglior biglietto da visita.